È stata una stagione difficile questa per le rose sul terrazzo, ma qualche giorno fa un bocciolo della bellissima rosa Lady Emma Hamilton si è dischiuso e all’improvviso ho sentito un’ondata di nostalgia per il roseto del Parco di San Giovanni, che non visito da qualche mese (ed è un record, di solito ci andavo ogni settimana).
Ho ripensato a quando in primavera ho visto sbocciare delle roselline seminate personalmente dai cinorrodi raccolti con cura durante l’autunno e l’inverno scorsi, assaporando il prossimo cambio di stagione per una nuova esplorazione ed un nuovo bottino.
Il termine cinorrodo mi è stato sconosciuto fino al dicembre di tre anni fa, quando ho letto della sua esistenza in un articolo su Gardenia, associando quindi questo nome alla caratteristica bacca che rimane sul ramo una volta che la rosa sfiorisce.
Mi sono appassionata all’idea descritta nella rivista di riprodurre altre piante utilizzando i semi racchiusi in quelle palline, trovando molto più nelle mie corde questo metodo rispetto a quello più comune e diffuso della talea, che per qualche ragione continua a rimanermi ostico.
Quell’inverno ho raccolto poco meno di un centinaio di cinorrodi, seguendo alla lettera le istruzioni degli esperti e tenendo ben presenti le scarse probabilità di successo che venivano più volte sottolineate.
I semini sono stati estratti con pazienza e stipati avvolti in straccetti umidi al riparo nel frigorifero fino alla primavera successiva, quando sono stati poi seminati in diversi vasetti e lasciati ad acclimatarsi sul terrazzo.
Sono spuntate numerose piantine, ma solo alcune sono riuscite a crescere quanto bastava per rafforzarsi e sconfiggere gli odiosi afidi, mentre un ancor più esiguo numero ha resistito per produrre uno o più fiori, completamente diversi dalla pianta madre, e quindi sempre una sorpresa.
Col tempo, senza nemmeno rendermene conto, ho imparato a memoria tanti nomi e caratteristiche delle rose presenti nel roseto, ed ogni occasione era buona per adottarne una, dal vivaio vicino casa o dalla signora scozzese durante la fiera Trieste In Fiore. La scusa era sempre la stessa: ogni volta che una rosa trovava dimora sul terrazzo era un regalo per mia mamma, la vera esperta e appassionata.
Per anni ho sperato che il pollice verde fosse ereditario, o quantomeno contagioso, ma ho dovuto constatare che non è così. Le rose sono rimaste di sua giurisdizione, mentre io ho seguito il mio neonato spirito contadinesco creando un mini orto e procurandomi semini di piante bizzarre fino ad allora sconosciute, oltre a grandi ed intramontabili classici come pomodoro, basilico e simili.
Negli anni successivi, ho passeggiato a lungo e spesso nel roseto, ad annusare le rose, a fotografarle, a stupirmi quando le riconoscevo senza guardare il cartellino identificativo, a memorizzare quali fossero le mie preferite e a seguirne le evoluzioni durante il susseguirsi delle stagioni.
Ho ascoltato esperti parlare con passione dei loro giardini, delle nuove rose che hanno fatto nascere, dei curiosi usi culinari sperimentati con successo, delle lotte contro i parassiti con consigli che sono stati poi messi in pratica sul terrazzo in caso di bisogno.
Dopo aver seminato centinaia di semini ed aver visto nascere sì e no una decina di rose, uno avrebbe anche il diritto di scoraggiarsi. Invece, appena il caldo lascerà il posto alla frizzante aria settembrina, inizieranno le spedizioni tra i vialetti del roseto, a studiare e decidere quali cinorrodi scegliere e quali rose cercare di riprodurre sul terrazzo.
Non fatevi ingannare dalle pompose e iper-dettagliate spiegazioni che trovate cercando su Internet come far nascere una rosa in vaso. Se avete un amico che può procurarvi una talea fatta bene, approfittatene, altrimenti potete cimentarvi col mio metodo alla “vediamo che succede”: non sarà scientifico, sicuramente, ma mi ci sono tolta delle soddisfazioni.
- Procuratevi qualche cinorrodo, apritelo con l’aiuto di un coltellino ed estraete i semini che contiene
- Mettete i semini in un bicchiere con appena un dito d’acqua, eliminando quelli che galleggiano
- Avvolgete i semini buoni (quelli andati a fondo) in un panno umido, ben distanziati, e metteteli nel frigorifero
- Quando non c’è più il rischio di gelate, piantate con cura i semini in un vaso (sempre ben distanziati) e lasciate che la natura faccia il suo corso
Se ci provate, fatemi sapere come va!
Ricordo quando ne parlasti per la prima volta, rimasi affascinata dall’idea che da una piantina ormai sfiorita si potesse generare una nuova vita. Non ci ho mai provato, ho solo un balconcino microscopico e due gatti ferocissimi, per cui le possibilità che nasca qualcosa in un vaso è sotto lo zero. Ma mi piace vedere che qualcuno ci si dedica con tanta passione ed entusiasmo.
Pur essendo più portata a fotografarle le rose che a farle crescere, con un po’ di costanza ed un pizzico di fortuna i miei piccoli successi li ho avuti, e se posso darti un consiglio non lasciarti scoraggiare dal poco spazio o dai felini curiosi, bastano pochi vasetti e qualche accorgimento. 🙂
Cavoli io ci provo sicuro…ne ho già adocchiati una serie nel giardino del vicino.
Il grande Capo mi sta costruendo un semenzaio piuttosto capiente ( è stufo di inciampare nei vasetti che dissemino ovunque 😉 ) e io sto raccogliendo in giro un po’ di tutto. Adoro questo genere di “esperimenti”. Molti falliscono ma basta anche solo un successo per rendermi euforica.
Quando avrò la costanza e il metodo adatti a catalogare e fotografare i miei progressi inaugurerò una rubrica sul blog.
Ps. Quando ero ragazza non amavo molto le rose ma credo fosse perchè vedevo solo quelle stitiche e smilze di certi giardinetti brianzoli; quando ho scoperto la grazia e la meraviglia di certe varietà ne son rimasta folgorata e mi son ripromessa di piantarne almeno una all’anno. Mi sai dire il nome di quelle color violetto che appaiono nelle tue foto, così me le procuro per questa primavera ?
un abbraccio grande
Anch’io devo fare percorsi ad ostacoli sul terrazzo, ogni spazietto disponibile ospita qualche piantina. Avendo un giardino mi sbizzarrirei senza pudore! È proprio come dici tu: un successo vale molto più di tutti i fallimenti.
Guarda che tenere i progressi del proprio giardino dà una grande soddisfazione a lungo andare, anche se magari sul momento può sembrare un po’ una seccatura.
La mia simpatia per le rose è stata tardiva, come per te: una volta associavo questo fiore alla classica rosa rossa, che tuttora non mi comunica granché, ma quando ho scoperto quelle inglesi antiche mi sono innamorata, sia delle forme che dei profumi.
Se ti piacciono quelle viola procurati la Blue for You (in alternativa ti consiglio la Pacific Dream, oppure la Rhapsody in Blue, che hanno bei colori accesi come quelli delle foto; a me piace molto anche la Novalis, che è di un viola più sbiadito).
A presto!
Dovrò venire a visitare di persona questo parco prima o poi! 🙂 Sinceramente non so se ci proverò mai, ma vedendo le tue splendide foto di rose quasi quasi stavo pensando di farmi un giro in un vivaio e portarmene a casa una, così il mio terrazzino sarà un po’ meno triste e desolato. Non so decidermi sul colore però… rosa? M’ispira molto anche quella arancione che hai fotografato…
Vieni, vieni, il Parco ti aspetta!
Credo che il tuo terrazzino sarebbe sicuramente più accogliente con una bella rosa da poter ammirare (e sniffare spudoratamente, come faccio io). 😛 Se vai in un vivaio le puoi vedere ed annusare tutte, scegliendo con calma e magari facendoti consigliare. Io sono sempre indecisa perché mi piacciono le rosa e le viola, ma ho un debole anche per quelle di un bel giallo acceso che vira sull’arancione, tipo la Port Sunlight o la Tea Clipper, o meglio ancora la mia preferita che è la Summer Song. Avrai solo l’imbarazzo della scelta, e poi fammi sapere come va.
Mi sono guardata le foto in internet delle rose che hai nominato, anche a me devo dire piace molto la Summer Song ma anche le altre sono bellissime. Deciderò sul momento dai, magari ne trovo un’altra che mi convince di più e prendo quella.. sceglierò l’ispirazione del momento e lascerò fare al.. naso! 😛
Sei sempre più esperta :). Ma sai che io al Roseto non ci sono mai stata??? Che vergogna!
Dovrò rimediare.
Intanto ti faccio gli auguri.. era ieri o sbaglio il tuo compleanno?
🙂 Un abbraccio!
Sei stata solo nella parte più bassa del parco? Il roseto merita una visita, quest’anno rispetto agli anni scorsi ci sono meno rose in fiore, ma confido in una ripresa ottobrina prima del riposo invernale.
Grazie degli auguri: sì, era il 21. 🙂
Se tocco una pianta, muore. 😁
Pollice nero pece? 😀
Già mia cara! E pensa che ho il giardino e, per il momento, me ne devo occupare io. Sembra ci sia passato il ciclone. 😁😁😁
Ed è pieno di rose. Immagino che avrai letto quel romanzo che parla, appunto, di un’appassionata coltivatrice di fiori. Non mi sovviene il titolo.
Che meraviglia, un giardino pieno di rose! ❤
Di romanzi a tema ne ho letto più di qualcuno, ma non so quale intendi tu.
Il linguaggio segreto dei fiori di Vanessa Diffenbaugh. Carino, per chi ama i fiori. 😉
Oh sì, l’ho letto, ne ho scritto anche un post sul blog 😀
Bene! Lo cercherò! Buona giornata a Trieste. Bel tempo lì?
Per ora il cielo è un po’ nuvoloso e c’è una bella arietta fresca. Se t’interessa leggere quel post ti metto il link:
https://leeliah99.altervista.org/il-linguaggio-segreto-dei-fiori/
grazie!