Più o meno a quest’ora sabato scorso venivo dimessa con riluttanza dal pronto soccorso dove l’ambulanza mi aveva portato circa cinque ore prima. Motivo? Ognuno dice la sua. Se volete sentire la mia, direi solo che è stato orribile.
Una catartica settimana dopo, i segni blu-verdognoli su entrambe le braccia (ci sono voluti quattro infermieri per riuscire ad infilarmi la flebo!), l’emicrania ed il costante mal di stomaco si premurano di fungere da promemoria dell’esperienza che mi ha visto protagonista di una delle mie maggiori paure. Immagino non sia così incondivisibile la resistenza a voler interagire con un ospedale, ma la mia è decisamente una fobia patologica. Se le mie condizioni non fossero state così sfavorevoli alle mie intenzioni, sarei fuggita non appena la prima infermiera mi ha colpevolizzato per via dei tremori dicendomi che se saltavo sulla barella come in preda alle convulsioni voleva dire che sbagliavo a respirare. Bella mia, intanto ti informo che non vincerai mai il premio per infermiera più compassionevole, dopodiché ti auguro di non provare mai sulla tua pelle quello che ho passato io quel giorno, senza neanche sapere cosa esattamente stava succedendo, e non ricevendo – oltre alla minima assistenza per le prime due ore- nemmeno la più remota rassicurazione.
Permane però l’intento di non sbrodolarmi in pietistiche commiserazioni, dando maggior importanza alle cosine piacevoli che mi hanno supportato mentre contavo le nuvole dal divano, come il libro che ho finito di leggere –The Secret Garden– e che ho deciso di comprarmi in un’edizione tradotta in italiano con delle illustrazioni bellissime perché contiene un messaggio importante che risuona molto con il mio modo di affrontare queste difficoltà, ovvero continuare a concentrarsi sulla vita, il sole e le possibilità, piuttosto che sulla morte, la malattia ed i limiti.
Non voglio permettere a me stessa di rimanere bloccata nel tempo, a rivivere frammenti d’istanti trascorsi, immaginando viaggi nel passato, quando la mente sembra non conoscere limiti se non quelli dei ricordi.
Per tutto il resto… ci pensano i Linkin Park! 😉
Night gets darkest right before dawn
what don’t kill you makes you more strong
and I’ve been waiting for it so long
Spero vada meglio..
Un abbraccio 🙂
Ciao Camilla, grazie e ricambio l’abbraccio! ❤
Passerà anche questa, sii forte, com’era il titolo di quel libro che ti piaceva… “un giorno questo dolore ti sarà utile”.
Vedrai che la soluzione arriverà, magari è proprio dietro l’angolo, o almeno te lo auguro!!! 😉
E a proposito di libri, ti faccio leggere un passaggio di quello citato in questo post, che calza proprio a pennello:
Questo è lo spirito giusto! Continua a combattere, non può sempre girare storto 😉
A presto
Gira che ti rigira prima o poi girerà per il verso giusto!
A domani, nel “nostro” giardino segreto. 🙂
Peccato che qualche gocciolina di pioggia ha guastato un po’ il nostro giro nel “giardino segreto” 🙁 domani che ci torniamo deve essere ci il sole!
Dai che forse oggi viene anche il sole a fare il corso di aggiornamento con noi! 🙂 Voglio capire bene cos’è quell’albero con i fruttini che assomigliano a fichetti.
La storia del giardino segreto continua ad affascinarmi, malgrado io non sia più una bimba 🙂 . Sarà che ognuno di noi avverte il bisogno di coltivare il proprio spazio più intimo, il proprio giardino protetto? Spero tua stia meglio adesso! Ti abbraccio!
Certi messaggi arrivano in un momento preciso: quando avevi bisogno di riceverli!
C’è da prendersi cura di questo giardino, con pazienza e dedizione, per poi godere dei fiori e dei frutti quando arriva la bella stagione. Ci stiamo lavorando. 😉
Grazie!