L’olimpiade

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Fatti forza è la vita sai che ti sfida, ti invita a duellare con lei, forse vinci e mollerai, magari invece riderai e sbagli e affoghi ma poi riuscirai in questa grande olimpiade…

Puoi girarci intorno finché vuoi, tanto alla fine te ne accorgi.
Te ne accorgi che c’è, quel bastardo-dentro di senso d’inadeguatezza.
Di tutte le persone che conosco ne sono rimaste davvero poche che vivono ancora coi genitori: io coabito con un folletto che -ok- è leggermente diverso, ma sempre genitrice è, per quanto sopra le righe, in senso positivo (ci sarà un motivo se tutti quelli che la incontrano anche solo per pochi minuti appena hanno l’occasione mi dicono “ma che simpatica tua mamma!” e ci sarà un motivo anche se in qualsiasi negozio, bottega, fiera, mercatino o quant’altro lei ha sempre un pacco di robe in regalo… la sottoscritta al massimo 50 centesimi di sconto, quando proprio mi va di lusso!).

Tutto questo per arrivare al nocciolo della questione spinosa del momento: so che alla mia età dovrei essere già bella e sistemata in un grazioso monolocale e invece il suddetto folletto sta per comprare casa comprensiva di stanza in cui potermi appallottolare nelle cupe notti d’inverno (???) e seppur ci sia gente che alla notizia commenta con un sincero “eh, di questi tempi non è facile metter su casa da soli” io continuo a sentirmi una mezza disadattata sociale perché col mio lavoro quello che riuscirei a permettermi è al massimo una stanza in condivisione con studenti universitari. Opzione che mi mette una gran tristezza. Sarà che sono poco incline all’adattamento quando si tratta delle quattro mura domestiche, sarà che non peccherò d’ipocrisia dicendo che non mi fa comodo tornare a casa alle otto di sera dopo dieci ore di lavoro e trovare non solo la cena pronta ma soprattutto una personcina a modo con cui chiacchierare.

Ultimamente ci sono stati alcuni amici/amiche che con gran fatica (e -diciamolo- un cospicuo aiuto economico da genitori e/o nonni) son riusciti a lasciare il nido d’origine e diventare autonomi. Che poi, anche lì, è tutta una questione di prospettiva: se vai sempre a scroccare sia il pranzo che la cena e viaggi per città con i sacchi della roba sporca che mamma ti lava e ti stira… beh, parliamone della tua indipendenza. Io so far funzionare la lavatrice più o meno quanto saprei pilotare uno shuttle, ma con la lavastoviglie ho un rapporto quotidiano quasi d’amicizia e con la scopetta dello Swiffer interagisco con una certa regolarità.

Ikea living
© Ikea.com

So per certo che -dipendesse unicamente dalla sottoscritta- ci sarebbero minimo due dita di polvere su ogni singola mensola di ogni singola stanza, e le sedie sarebbero *tutte* seppellite sotto mucchi selvaggi ed informi di roba da stirare (odio stirare: ho provato la prima volta tipo a sei anni con mia nonna e mi sono quasi ustionata una mano; ho ritentato qualche altra volta mal celando disapprovazione ed astio adagiando semplicemente la maglietta o i pantaloni sul pavimento comprimendoli con la piastra del ferro bollente).
So anche che in casa mia i mobili sarebbero in gran parte bianchi e che ogni finestra avrebbe la sua tendina a pacchetto colorata, che le pareti della cucina sarebbero gialle, il bagno rosa, la camera da letto sul viola ed il soggiorno (ad avercelo!) nei toni del beige. Sto divagando però. Non sto per metter su casa.
Mi viene in mente quando parlavo col mio ex delle piastrelline a mosaico e mi prende più tristezza pensando a quelle che al fidanzato che non ho più: perché le piastrelline le desidero ancora, sempre le stesse, di fidanzato invece ne cerco un altro. 😉

4 commenti

  1. Ciao, vedrai che riuscirai anche tu ad avere la tua casetta esattamente come ti piace, da sola o con la persona con cui ti sentirai a tuo agio.
    Andare via di casa quando hai qualcuno che ti paga le spese è comodo, dovercela fare da soli, essere veramente indipendenti è un’altra storia, e non è per niente facile, soprattutto se non si è coperti finanziariamente…
    Ritengo che una persona che aspetta di essere sicura è semplicemente una persona saggia, è inutile andarsene di casa e poi tornare dopo due anni perchè non ce la si fa, oppure farsi mantenere economicamente o farsi lavare i panni e cucinare… Non è vera indipendenza…
    Io ho litigato in passato con un amico che mi dava della bambina proprio perchè vivevo ancora in casa, in quel periodo non potevo trasferirmi, il mio stipendio non me lo permetteva, ed effettivamente mi ero fatta anch’io parecchie paranoie. Ma sai che ti dico? Dopo due anni io sono riuscita ad andare a vivere da sola e proprio mentre io mi trasferivo lui è tornato a casa dai suoi perchè ha capito che non riusciva ad arrivare a fine mese…
    Quindi non sentirti giù e fai il passo solo quando sei sicura di farcela, questo ti rende più matura, non il contrario…

    PS: però magari un aumento dalla biblioteca, dato che sei li da tanto tempo… provaci… 😉

    • Ciao Mary,
      grazie dell’appoggio! 🙂
      Eh, l’aumento ce lo possiamo solo immaginare, in realtà siamo alle solite, neanche sappiamo per certo che orario avremo a partire da gennaio… teniamo le dita incrociate e speriamo in bene!
      E tu, come te la cavi nella tua dimora?

  2. Io me la cavo bene, sono davvero contenta, è un impegno, hai più responsabilità, ma ne vale la pena 🙂
    Quanto alla tua nuova casa… gli insetti ogni tanto li vedo anche qua… soprattuto le “forbicine”, impossibile eliminarli… 🙁

  3. questi pensieri me li faccio anche io, quando la vita familiare comincia a stufarmi senza poi vedere il lato pratico che è sempre bello tornare a casa e trovarsi la cena pronta e i vestiti stirati… Di sicuro, se vivessi da sola mi dimenticherei perfino di mangiare, e figurarsi fare la spesa! Ciò però non toglie che fantastichare su una propria casetta è bello 🙂

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Ally Leeliah

Scrivo della mia città, dei libri che leggo, dei film il cui finale mi delude, di blog e videogiochi, di piante e mercatini, del mio parco preferito dove vado a passeggiare e fotografare o schiarirmi le idee, delle mie tribolazioni. Benvenuti!

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