La motivazione spalanca le porte

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Siamo ormai quasi alla fine della prima settimana ufficiale post-festività dopo l’Epifania e qualche giorno fa ho indugiato -forse poco saggiamente- a spulciare vecchie cartelle di foto sul pc: ho rivisto la casa in cui sono cresciuta e che ho lasciato per quella in mezzo al bosco, le persone che frequentavo all’epoca e me stessa, i posti che ho visitato e le cose che ho fatto, ma soprattutto ho paragonato tutte quelle immagini a quelle nelle cartelle del 2014 e del 2015, zeppe di alberi e piante e fiori, poco altro. Un netto cambio di rotta, che -chissà- forse non sarebbe mai avvenuto se non fossi stata così male a partire dal luglio di ormai 2 anni fa (devo ancora registrare per bene che siamo nel 2016).

L’immobilità è stata mia nemica, a fasi alterne, da quando ho compiuto 6 anni e il periodo d’oro dell’asilo non poteva essere altro che un ricordo, sempre più sbiadito ma con alcuni punti saldi ancora ben scolpiti nella memoria che mi ricordano com’ero e -più importante- com’è il mio vero carattere. Certo, magari è da idioti pensarlo, ma credo che la me di adesso abbia decisamente tradito quella bambina coi boccoli biondi che non temeva niente, si lanciava in tutte le esperienze che le andava di fare, difendeva strenuamente le proprie convinzioni e -ammetto- era pure un po’ bossy🙄

Quello che non riesco a ricordare era se mai mi abbiano fatto la classica domanda di rito cosa vuoi diventare da grande? e quale fosse la mia risposta. So che già prima di compiere 10 anni volevo fare la bibliotecaria, e non importa quanto tempo abbia passato in tutù con le scarpette da danza fino ai tempi delle medie, o con una chitarra appoggiata sulle gambe poi: nessuna attività mi aveva mai veramente emozionata e appassionata se non comprendeva una macchina.
Col mio primo computer, il mitico Commodore 64, la mia perenne frustrazione era di non riuscire a dialogarci, mentre immaginavo icone da toccare sullo schermo ben prima che inventassero il sistema Windows (che visionaria, ah?).
Lo stesso fascino lo ricopriva la fotografia: il fatto che premere un bottone permettesse di fermare per sempre un istante sopra un pezzo di carta era a dir poco entusiasmante e, pur nella sua disarmante semplicità, anche la mia prima compattina era una macchina, quindi per me un oggetto dal richiamo irresistibile.
L’unica costante passione che all’inizio non coinvolgeva pulsanti da pigiare, ma con la quale impiegavo gran parte del mio tempo, era scrivere: ora bloggo, quindi scrivo sbatticchiando tasti su una macchina -la perfezione!- ma negli anni ’90 significava passare le ore in cartoleria a scegliere le penne migliori per riempire diari, quaderni, agende e foglietti svolazzanti con quello che mi passava per la testa.
La conservo ancora, tutta quella carta, e continuo a domandarmi cosa diamine pensavo di fare quando ho deciso per un periodo di usare un pennarello giallo fosforescente che rende ormai impossibile decifrare anche una sola parola senza rimetterci qualche diottria. Mistero adolescenziale irrisolvibile, temo.

Riflettevo su tutto questo quindi giorni fa e l’altra mattina, appena sveglia, mi sono chiesta dove voglio andare e come/quando ho perso la facoltà di capire e quindi scegliere cosa va bene per me, al di là delle convinzioni sociali, delle aspettative altrui e dei paletti che auto issiamo per (eccessiva, spesso) difesa dalle brutture esterne che minacciano il nostro confortevole, ma strettino, guscio.
Che sia vero che ho talmente tanta paura di capire cos’è che dovrei fare per sbloccare il meccanismo inceppato che mi auto saboto facendo in modo di non riuscire a proseguire oltre un certo punto al di là della confusione?
Mi spaventa sfrondare perché non ho chiaro con cosa sostituire quello che so di voler togliere, ma come la natura insegna, un albero non potato rischia di soffocare: solo tagliando i rami in eccesso gli si darà la forza sufficiente per far fronte all’inverno e ritornare a fiorire a primavera.
Se solo le cesoie avessero un aspetto un pelo più rassicurante!

Portone azzurro © leeliah99.altervista.org
Cosa c’è oltre?

20 commenti

  1. Come ti capisco e come si assomigliano i nostri pensieri solitari, Ally. Per sfrondare prima bisogna guardarsi dentro senza temere l’abisso, e tu lo stai facendo con il sorriso sulle labbra! Hai già sconfitto l’inerzia del principio, anche se forse non ti sembra sia così. Ti abbraccio!

    • L’abisso incute parecchio timore, non c’è che dire! Già, forse non mi rendo conto che sto procedendo, grazie del promemoria! 🙂

  2. Forza forza! 🙂
    Dovresti leggerti da fuori per vedere quanto è cambiato in questi ultimi post! Un passo alla volta, inizia con una forbicina dalle punte arrotondate (sempre vivamente consigliata da Giovanni Muciaccia!!!) e datti il tempo di arrivare alle cesoie! 😉
    Io sono qui a fare il tifo! 😉

    Un abbraccione e grazie ❤️

    Camilla

    • Dici che mi servirà anche dell’abbondante colla vinilica? 😁
      Grazie anche a te per ricordarmi che passo passo mi sto allontanando dai mostri e man mano li semino per strada. Fa bene tenerlo presente, ci vuole proprio!
      Il tifo è apprezzatissimo, oltre che ricambiato. ❤️

  3. Quando hai descritto la situazione in cartoleria mi ci sono rivista in pieno! 🙂 Le ORE a scegliere le penne colorate e i diari segreti in cui riversare tutti i pensieri, i dubbi, le paure, le speranze e i sogni nel cassetto…
    Che bello quel portone azzurro, sembra preso da un paesaggio di una qualche fiaba.

    • Chissà quanti prolifici scrittori in erba negli anni ’90 hanno fatto poi il passaggio al mondo dei blogger, me lo domando spesso.
      Piace moltissimo anche a me quel portone; è vero, sembra spuntare fuori da un’altra epoca e sono sicura abbia un vissuto interessante.

  4. Ciao Ally, ho appena scoperto il tuo blog cercando differenza tra wordpress.com e .org.
    Volevo chiederti.. come mai ricordi così bene com’eri da piccola ai tempi dell’asilo? Io ho svariati ricordi di quell’epoca, ma sinceramente sono contento di quello che sono ora.
    Ma soprattutto volevo chiederti.. come hai trovato la casetta nel bosco? Come ci si sta? Anche io vorrei fare questo grande passo.. vivo in città e la odio!
    Ciao, Daniele

    • Ciao Daniele.
      Dell’asilo ricordo solo alcuni avvenimenti salienti ed una sensazione generale di libertà e spensieratezza che poi è venuta a mancare in lunghissimi periodi della mia vita. Diciamo che vorrei tornare ad essere un po’ più simile a com’ero da bambina, pur accettando che non posso comportarmi come se avessi 4 anni, chiaro! 😉
      La casa nel bosco è stata una parentesi lunga 3 anni e 1/2, l’opportunità di un affitto vantaggioso capitata al momento giusto in cui c’era necessità di fuggire -e alla svelta- da situazioni spiacevoli. Quel periodo mi è servito tantissimo a farmi più chiarezza riguardo a quello che desideravo (e desidero ancora) e quello che invece solo credevo di desiderare: ognuno deve provare certe esperienze personalmente per capire davvero se fanno al caso suo e penso dipenda molto anche dalle fasi della vita e come si è abituati. Io adoravo il fatto di essere circondata da alberi e che dal cancello d’ingresso si vedessero la città ed il mare, adoravo l’aria pulita e il canto degli uccellini e i cerbiatti che passeggiavano sotto le finestre e gli scoiattolini a cui portavo da mangiare, ma dopo un po’ hanno iniziato a pesarmi l’isolamento, la scomodità di stare “fuori dal mondo” e soprattutto il fatto di trovare continuamente ragni e insetti orribili in ogni stanza. Ora sto in periferia, ma vicinissima ad un parco, poi si vedrà.
      Grazie della visita e del commento!

    • Quello sì, tanta spensieratezza, ricordo che eravamo infatti tutti felici, anche se c’era già qualche bulletto o furbetto!
      Comunque hai trovato il giusto compromesso, anche io sto in periferia vicino a qualche bel parco, anche se spesso sento la necessità di posti veramente naturali!
      Strano, però, che ti sentissi isolata. Per me è molto più facile sentirmi così in città in mezzo a migliaia di sconosciuti o anche a volti conosciuti ma con cui non scambio mai neanche un saluto e anche se lo facessi questo senso di estraneità permarrebbe, dato che insieme non si fa niente.
      Tornando invece ai siti, mi pare ci sia la possibilità di registrarsi presso un hosting tipo Aruba e poi installare WordPress (il .org immagino e spero), in questa maniera il sito avrà il dominio .it, .eu, ecc., avrai email, antivirus, ecc., ma devi pagare almeno 30 euro all’anno.

    • Ah, i bulletti! Io ero peperina, ma ricordo ancora la bimba che rubò il mio pupazzetto preferito e non ci fu verso di farmelo restituire perché continuava a sostenere fosse suo.
      Mi sentivo isolata perché la casa era molto scomoda da raggiungere e nessuno aveva mai voglia di venire a trovarmi, così il più delle volte mi spostavo io, ma avevo la sensazione di passare intere giornate sugli autobus.
      Per la questione sito: se vuoi un dominio tutto tuo devi spostarti su un hosting a pagamento e poi installi manualmente WordPress (senza ovviamente le restrizioni che hanno i blog gratuiti su wordpress.com, tranquillo) o trovi un hosting che lo fornisca già pronto. Su Aruba ho qualche dubbio, fossi in te farei qualche ricerca approfondita in merito. In alternativa puoi comprare solo l’url e reindirizzarlo al sito che già hai su AlterVista (se può fare al caso tuo leggi questo tutorial).

    • eheh io avevo un amico che rubava gli exogini!!! e per anni ha continuato a fare il bulletto, che odioso!

      il redirect l’avevo già comprato su altervista, ma appena entri nel sito il dominio .it scompare e ritorna .altervista.org che non è molto professionale, peccato.
      ora sto provando un po’ di theme: best magazine, magzimum, travel stories, colornews, ecc., ma le devo scaricare da wp.org, perchè su altervista non ci sono.. chissà se le installa bene!

    • Me li ricordo, i mitici Exogini! 😉
      Non ci sono incompatibilità su AlterVista con i temi del sito ufficiale, ne ho installati e testati a decine nel corso degli anni senza mai un problema.

  5. La fatidica domamda a me l’hanno fatta e io ho risposto “la contadina” e tutti mi risero dietro 🙁 …ma io ero avanti già quella volta, visto che ultimamente tutti ora desiderano il contatto con la natura 😀 In alternativa avevo anche risposto “l’astronauta”, già mi vedevo esploraree lo Spazio oppure scoprire qualche nuova costellazione o pianeta 😉

    • Ah, i nostri sogni bucolici! ❤️ Pischelli, che ne sapevano loro, tsé! Potresti diventare la Cristoforetti dell’orto, che te ne pare? 😁

  6. Temo (o forse spero, anche se so che non è una condizione facile) che questi dubbi, questi attimi di sospensione, siano propri della nostra generazione.
    Tu dici:
    ” mi sono chiesta dove voglio andare e come/quando ho perso la facoltà di capire e quindi scegliere cosa va bene per me, al di là delle convinzioni sociali, delle aspettative altrui e dei paletti che auto issiamo”.
    Non hai perso questa facoltà, ma si è semplicemente assopita mentre crescevi. Perché crescere in questa società vuol dire proprio, a volte, rischiare di perdere quella scintilla in nome, come dici, di convenzioni e aspettative.
    Le convenzioni e le aspettative sono diaboliche, fortissime. Sono un argomento che mi sta molto a cuore.
    Son terrificanti. E attaccano costantemente, metodicamente e senza pietà quella scintilla.
    Se vivere in una società con altri esseri comporta per forza di cose la loro esistenza, la cosa terribile è permettere che plasmino le nostre identità e camuffino i nostri desideri più veri. Temo che sia un meccanismo inevitabile, almeno in parte. Ma la cosa importante è continuare ad avere dubbi e richieste verso noi stessi.
    Siamo noi gli unici a poter sapere il valore di qualsiasi cosa, nel nostro universo. E dobbiamo attribuire a quella cosa proprio quel valore e non qualsiasi altro dettato da richieste altrui, più o meno codificate.

    Sono fermamente convinta che l’unico modo per non rischiare di restare schiacciati, sia dare sempre ascolto alle proprie passioni. Perché le vere passioni vengono dalla pancia, non dalla codifica del cervello. Le vere passioni non parlano. Chiamano.

    Buona fortuna 🙂

    • Quante discussioni con la mia pancia ultimamente, ma ha ragione a volersi far sentire. Ho letto della tua situazione lavorativa: io invece mi sono dovuta prendere una pausa un po’ lunga per motivi di salute e nel frattempo cerco di ascoltarmi e capire dove voglio andare.
      Un abbraccio e buona fortuna anche a te per i tuoi nuovi progetti!

  7. Bellissimo articolo. Mi sono rispecchiata in tantissime cose che hai scritto di te! Mi è piaciuto molto e per questo voglio “adottarti” sul gruppo facebook Adotta 1 blogger
    Non so se lo conosci già o meno, non conoscendo il tuo nome non posso chiedere di unirti al gruppo, ma puoi farlo tu, oppure mi dici come trovarti! Leggerò volentieri altro…intanto…ti adotto! #adotta1blogger

    • Benvenuta e grazie dell’invito al gruppo, non lo conoscevo e mi sembra una bella idea. Andrò sicuramente a curiosare, anche se ammetto di non aver mai avuto molta simpatia per Facebook in generale e di conseguenza lo “frequento” pochissimo. 🙂
      A presto, Tabita! (Hai un nome stupendo, mi piace davvero tanto).

    • Io facebook lo usavo veramente poco prima di avere il blog. Ora lo “frequento” di più perchè ci sono alcuni gruppi particolarmente interessanti che danno spunti ed idee e fanno conoscere altri blog molto interessanti. Spero di vederti presto su #adotta1blogger
      A presto … e grazie per il complimento sul mio nome: i miei genitori hanno avuto fantasia ed anche a me piace molto …

      P.S: sono AliDiFarfalla del blog Idee In Movimento 🙂

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Ally Leeliah

Scrivo della mia città, dei libri che leggo, dei film il cui finale mi delude, di blog e videogiochi, di piante e mercatini, del mio parco preferito dove vado a passeggiare e fotografare o schiarirmi le idee, delle mie tribolazioni. Benvenuti!

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