Chi non conosce questa bellissima canzone dedicata al mare d’inverno?
“Il mare d’inverno è un concetto che il pensiero non considera, è poco moderno, è qualcosa che nessuno mai desidera”: e invece io lo desidero eccome! Specialmente se da quest’anno è stato deciso di concedere l’accesso anche durante il periodo invernale ad uno dei bagni storici più amati dai triestini: il Bagno Alla Lanterna, che se venite a Trieste sentirete chiamare sempre “el Pedocin”.
Ci hanno girato pure un film nel 2016 che ha riscosso un grande successo al Festival di Cannes: come mai ad un festival così rinomato viene presentato un film su uno stabilimento balneare? Perché è unico nel suo genere, grazie alla presenza di un muro che separa la zona dove possono entrare le donne ed i bambini da quella dove l’accesso è consentito ai soli uomini. Proprio così. E i triestini lo adorano, tant’è che è sempre affollatissimo durante la stagione estiva. Ma io non ci vado mai d’estate, e poi il bagno chiudeva e a me restava la voglia di vivere il mare nella dimensione che preferisco: col cappotto pesante, la sciarpa, i guanti, il vento pungente, le onde spinte dalla bora, il cielo plumbeo. Certo, c’è sempre Barcola, ma questo posto ha un fascino particolare tutto suo.
Se poi dal Comune di Trieste parte il progetto Chromopolis per dipingere il muro esterno chiamando a raccolta 14 artisti per rappresentare il mare di Trieste avendo a disposizione 74 metri di “tela” non si può non andare a vedere il risultato. Si aspetta una giornata un po’ grigia che non promette pioggia e si va ad ammirare questa opera d’arte all’aria aperta che da questo novembre accompagnerà i bagnanti e gli amanti del mare d’inverno come me all’entrata del Pedocin.
Che emozione varcare l’ingresso e intravvedere subito il mare, incorniciato dalle porte dei due bagni: vado prima a sinistra, nella parte delle donne, e cerco di recuperare qualche ricordo magari sbiadito di una me bambina che saltella sui sassolini. Non riemerge nulla, quindi mi godo semplicemente il momento presente, passeggiando con lo sguardo verso il mare e con gli unici suoni delle piccole onde e dello scalpiccio degli stivali (i gabbiani erano misteriosamente silenziosi).
D’inverno non vale la regola estiva e si può entrare anche nella parte dello stabilimento riservata agli uomini: qui non c’ero proprio mai stata e in realtà non saprei quale delle due ho preferito. Il colore “azzurro Grecia” è predominante dappertutto e s’intonava molto bene ai toni della giornata: d’estate credo risulti più brillante, ma lo preferisco così.
Mi sono avvicinata quanto più possibile all’acqua, come a voler sfruttare con la massima vicinanza consentita il potere terapeutico del mare. Ho fatto tanti respiri profondi e ascoltato i rumori ovattati provenienti dalla strada vicina.
Una volta fatta scorta sufficiente, sono uscita ad ammirare di nuovo il murale.
Meraviglia!!!
Davvero, proprio una meraviglia!
Non sono ancora andata a vedere il risultato, ma le tue foto rendono proprio bene 🙂
È decisamente un bel colpo d’occhio, ti consiglio di andare a dare una sbirciatina e, già che ci sei, a goderti il Pedocin in questa veste inusuale.
Che splendore !!
Da noi a Pesaro han fatto più o meno la stessa cosa ma han scelto un artista dallo stile moderno ( Tellas “ciclico” ). E’ molto molto d’effetto, ma io prediligo i dipinti dove posso ritrovare qualche brandello di realtà, come hai fatto tu con le tue foto.
In generale, comunque, mi piace un sacco questa tendenza a riempire i muri di colori. L’avessero pensata negli anni ottanta, noi della provincia di Milano saremmo cresciuti con ben altri panorami dentro gli occhi.
Un bacione
e buon week end lungo
♥
Lo stesso progetto a Trieste si è esteso anche allo stadio e sono più che favorevole. Colori contro grigiume, sempre!
Buon ponte anche a te: meteo permettendo mi aggirerò per mercatini natalizi.