Forse certi modi di essere non cambiano mai. Forse certi avvenimenti ci hanno segnato talmente in profondità da non permetterci di evolverci più di tanto e quando dopo più di vent’anni ci si rende conto di dare la stessa risposta allo stesso modo ad una persona diversa si capisce di avere due scelte: essere indulgenti nei confronti di se stessi riconoscendo quanto male ci è stato fatto e perdonandoci se non possiamo essere diversi da come si è, oppure colpevolizzarci e ricadere in un circolo vizioso malato. Io stavolta mi perdono.
Chissà, forse avrei dovuto fare l’esatto contrario, perdonarmi vent’anni fa e rimproverarmi ora, ma magari non ha più importanza. Può essere che ho solo imparato davvero che punirsi continuamente non porta a nessun esito positivo.
Mi è venuta in mente questa immagine: ferma davanti a due realtà che sono una l’antitesi dell’altra, una sorta di paradiso/inferno per intenderci, e io sono bloccata là con una zavorra ai piedi che non riesco a rimuovere e con la dannata consapevolezza che a tradimento arriverà uno spintone a farmi varcare con violenza uno dei due cancelli. Io invece vorrei avere la possibilità di scegliere quello che voglio io. Ma non so come si fa. Mi serve tempo, e alleati.
Intanto avrei bisogno di fare qualcosa di diverso dalla routine, mi basterebbe anche solo un giorno a Venezia con qualche amica, per dire, e penso sia fattibile.
Poi si procede un po’ a tentoni, non lasciando quasi nulla di intentato per paura che fosse proprio quella la strada giusta, magari camuffata apposta perché la vita spesso si diverte a far dispetti.
Bè, che dire… ti capisco pienamente, ma davvero… mi fa quasi strano leggere le emozioni di altri e riconoscermi così totalmente in quello che stanno provando…
Quindi di soluzioni a tutto questo non ne ho, perchè anche io le sto cercando, e anche a me sembra di continuare a brancolare nel buio per poi magicamente, ogni tanto, accorgermi di essere sempre e inesorabilmente allo stesso punto… un lunghissimo Monopoli, insomma!
Eppure spero che arrivi un giorno in cui mi accorgerò che qualcosa è cambiato… nel frattempo una visitina a Venezia mi sembrerebbe una bellissima idea 🙂
Speriamo che la sensazione di ritrovarsi perennemente nello stesso punto dipenda dalla teoria secondo la quale la vita procede a cicli, come una ruota. Magari i progressi ci sono ma sono infinitamente piccoli, tanto da passare quasi inosservati.
Venezia la si deve visitare a prescindere. Un viaggiatore deve farlo. La routine è sempre in agguato: alcune volte però non sia così male. Basta ripensarla a partire da se stessi. L’abitudine è un rischio molto calcolato.
😉
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Sì, Venezia non stanca mai, ogni volta è sempre una scoperta.
Passerò a visitare il vostro blog, sono curiosa 🙂
e’ bella quell’immagine del cancello. davvero bella.
e se arriva qualcuno a tirarti uno spintone: non e’ detto poi che al di là del cancello ci sia un mondo irreversibile 😉
Avevo scartabellato tra le mie foto ma non ho trovato niente di pertinente al post e quando ho visto quella ha colpito subito anche me.
Hai ragione, uno può provare a tornare indietro ma diciamo che certe situazioni uno tende ad evitarle pur sapendo che sono solo a tempo determinato.
io intendevo quella che hai scritto: una persona che si sente bloccata di fronte a due cancelli e teme che arriverà qualcuno a spingercela dentro prima che possa essere lei stessa a scegliere quale.
se togli ‘qualcuno’ con ‘qualcosa’, probabilmente e’ la miglior definizione che abbia letto di quel timore del futuro, del domani, che abbiamo tutti. 🙂
Ehm, ops, la mia immensa autostima ha colpito ancora! Ovviamente se uno fa un complimento non può essere per qualcosa che ho direttamente “prodotto” io… mmm, vabbè. 😉
Grazie!