Il mio umore ed il tempo atmosferico viaggiano di pari passo ultimamente, nel senso che sono entrambi incostanti ed imprevedibili. Così capita che esci vestita a strati tutta infreddolita con l’ombrello sotto il diluvio e ti ritrovi un’ora dopo boccheggiante con le maniche arrotolate, gli occhialoni da sole calati sul naso e la bottiglietta d’acqua costantemente in mano mentre zampetti tra una zona d’ombra e l’altra sotto un sole cocente.
Non sono per niente pronta all’idea che stia per arrivare di nuovo il gran caldo, perché mi fa star male e m’indispone, però non mi è affatto dispiaciuto poter ammirare in tutta la sua maestosità il veliero Amerigo Vespucci dalle rive qui a Trieste in uno splendido pomeriggio quasi estivo, pur dovendo schivare le enormi pozzanghere regalate dal recentissimo ultimo acquazzone.
Approfittando delle pause di bel tempo sono anche tornata, dopo un insolitamente lungo mese d’assenza, al Parco di San Giovanni, perché se non ci vai a maggio quando le rose sono nel pieno della fioritura ti perdi un grande spettacolo. La zona che preferisco è quella sopra il roseto principale, con il viale sotto gli archi fioriti: un tripudio di fiori, colori e profumi che anche se sei di pessimo umore alla fine un po’ meglio ti senti.
Sono passata a vedere il palco allestito per i venerdì di maggio, quando si tengono diversi incontri tra conferenze, lezioni, interviste, concerti e passeggiate guidate nell’ambito di una manifestazione chiamata Rose Libri Musica Vino. Penso che uno scenario così sia davvero invidiabile!
Venerdì scorso c’era in scaletta l’intervento che m’interessava di più, quello con Romeo Comunello, un rodologo (ovvero esperto e studioso di rose) proprietario assieme alla moglie di un giardino-roseto stupendo chiamato Rosa Mundi a Fiumicello, vicino ad Aquileia, che mi piacerebbe tantissimo visitare. La curatrice della manifestazione, Patrizia Rigoni, ha avuto la fortuna di andarci il giorno prima e ha confessato che non avrebbe più voluto andar via. Non ho dubbi che accadrebbe lo stesso anche a me! Per ammissione dello stesso signor Romeo, lui nel suo giardino ci sta proprio bene, tanto che quando viene a Trieste gli manca un po’ l’aria: per fortuna in roseto l’atmosfera era molto più rilassata e l’aria decisamente più respirabile. 🙂
Ci ha raccontato che non basta studiare per potersi definire esperti, bisogna metterci la passione e soprattutto trovare i propri colori, imparando con il tempo e le sperimentazioni. Ha spiegato che nel suo giardino cerca di lasciare che ci sia un po’ di naturale disordine e che ci sono molte rose rampicanti lasciate crescere sulle querce o sugli ontani. Lui semina anche molti iris ed aquilegie, con la sorpresa spesso di passeggiare e trovare nuove specie nate spontaneamente, diverse dalle piante da cui sono state generate. Da qui gli è venuta la voglia di adibire una zona del giardino più appartata alle ibridazioni di rose, sentendosi un po’ come le api, che vagano di fiore in fiore mischiando i pollini, e parlandocene ci ha regalato una piccola notizia in anteprima (oggi è apparso l’articolo ufficiale). Oltre a questo, lui e la moglie producono marmellate, liquori ed altro con le rose come ingrediente e addirittura usano i petali delle rose antiche (perché sono i più sottili) nei risotti.
Ho scoperto grazie a lui che l’ha raccontato ed al volantino disponibile lì in roseto che il suo bellissimo giardino partecipa a Giardini Aperti, con la possibilità di visitarlo avendo lui come guida la terza domenica di maggio… sigh, troppo tardi per quest’anno, ma gli si può chiedere su prenotazione una visitina extra (ecco alcune immagini).
Mi è piaciuto molto ascoltare questo signore perché vorrei tanto una vita simile alla sua: nel mio piccolo anch’io ho giocato a creare nuove rose, seppur senza le conoscenze di un esperto. Questa qui sotto per esempio è nata da un cinorrodo raccolto lo scorso inverno nel Parco di San Giovanni: la rosa madre è di un bel rosso scuro, ma la figliolina ha un’identità tutta sua. <3
Subito dopo questa chiacchierata è arrivato il turno di sentire il musicista iraniano Fuad Ahmadvand alle prese con uno strumento molto suggestivo chiamato santûr che viene suonato con due bacchette di legno, o martelletti: nonostante dopo le prime note siano arrivati degli ingombranti tuoni con un breve ma intenso acquazzone, ci siamo sentiti tutti un po’ avvolti da quella melodia persiana e forse la pioggia – almeno per me che avevo l’ombrello- l’ha resa ancora più speciale.
Oggi le temperature preannunciano già l’arrivo della torrida estate, ma domani sono in arrivo abbondanti piogge e forse -spero proprio di no- qualche grandinata. Credo che anche il mio umore continuerà ad indispettirmi come un cavallo selvaggio con improvvise impennate e sgroppate, ma sto diventando bravina con le redini e qualche ruzzolone capita a tutti, basta saper cadere senza farsi troppo male e rimontare subito in sella.
Posso trasferirmi a Trieste almeno per un mesetto?!?! 😛 Dev’essere splendido avere a portata di mano un posto così speciale e come sempre tanto di cappello a te e al tuo terrazzo, molto bellina la rosa! 🙂
Sei la benvenuta, vieni quando vuoi! 🙂 È una fortuna oserei dire sfacciata abitare a due passi da cotanto splendore.
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(Le roselline nel frattempo son diventate tre) <3
Ma sei un’esperta quindi! 🙂 Io non saprei nemmeno da dove cominciare, per dare vita a una nuova rosa!
Esperta è un parolone, ma mi applico. 😛 Se vuoi lezioni di “cinorrodologia” fammi un fischio!