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Mi è venuta una gran tristezza quando ho saputo la notizia. Povera balenina!
Fino a ieri scherzavo col mio moroso: lui si chiedeva com’era possibile che fosse arrivata fino al centro di Londra, e io gli rispondevo che forse voleva visitare questa città terribile ma meravigliosa.
Mi ci ero un po’ identificata: si sarà sentita impaurita, spaesata, sola, senza sapere cosa fare né dove andare. Come me.
Speravo riuscissero a liberarla, a riportarla verso il mare aperto… io spero sempre nel cosiddetto lieto fine. Non è andata così.
Sarà una stupidaggine galattica per molte persone, ma io oggi ho sentito che Londra si è allontanata definitivamente dal mio cuore e dalla mia vita.

London Whale
© Yahoo! News

LONDRA. Mentre il sole dorato del pomeriggio si riverberava sul suo corpo lucente, che i soccorritori irroravano continuamente d’acqua, la balena del Tamigi, finalmente issata su una chiatta gonfiabile dopo una giornata passata a rincorrerla, navigava verso l’estuario e, apparentemente, la salvezza. Ai tremila spettatori accalcati sul centralissimo ponte di Battersea, che la hanno salutata con un applauso spontaneo, l’operazione di salvataggio sembrava così promettente. Non sapevano che i veterinari a bordo dell’imbarcazione disperavano già di riuscire a salvare il cetaceo, le cui condizioni sono peggiorate durante il viaggio. Verso le 19 ora locale, quando la libertà era ancora lontana, la balena è stata colta da convulsioni ed è morta. I soccorritori se lo aspettavano, ma ieri sera il nodo in gola ce lo avevano lo stesso.
«È la fine triste di una lunga giornata – ha commentato Alan Knight, capo del servizio di salvataggio della fauna marina -. Probabilmente è stato meglio così. Se la balena si fosse ancora trovata in quelle condizioni all’estuario del fiume, non la avremmo certamente liberata. Forse questa fine ci ha salvati dal prendere questa decisione difficilissima». La descrizione degli ultimi momenti della balena, a cui Londra si era appassionata fin dal primo momento in cui il suo bel muso arrotondato era spuntato dal pelo dell’acqua del Tamigi, ha commosso gli inglesi ieri sera.
«Il veterinario ci ha telefonato per dirci che la balena era in convulsioni – ha raccontato il signor Knight -. È morta mentre lui era al telefono. Ci trovavamo ancora a due ore di distanza dal punto in cui intendevamo liberarla». Un altro portavoce dei soccorritori, Tony Woodley, ha raccontato di avere caldamente sperato di riuscire a salvare la balena quando i suoi colleghi sono riusciti a issarla sulla chiatta gonfiabile, ma ben presto si è reso conto che sarebbe stato ben difficile mantenerla in vita: «Non ci siamo riusciti, è veramente un grandissimo peccato che sia andata così. So che tanta gente nel mondo seguiva con passione i nostri sforzi». Il pessimismo aveva cominciato a diffondersi venerdì sera, quando la balena si era quasi arenata sulla riva del fiume, dopo aver cozzato contro un’imbarcazione vuota, e si era ferita alla coda. Poi i soccorritori l’avevano persa di vista.
Avevano continuato a cercarla malgrado l’oscurità e il temibile fango vischioso del Tamigi. Per un momento, ieri mattina, si erano rincuorati quando era arrivata la notizia che era stata avvistata nei pressi di Greenwich, più vicino al mare aperto: invece più tardi l’hanno vista di nuovo in pieno centro di Londra, presso l’Albert Bridge di Chelsea. L’animale si è alla fine arenato in pochi centimetri d’acqua ed è stato catturato. Fra gli spruzzi e i colpi di coda, un gruppo di soccorritori l’ha visitata prima di issarla a bordo della chiatta d’emergenza. Un veterinario le ha somministrato una dose di antibiotici, ma si è subito reso conto che i muscoli della balena si erano irrigiditi per lo stress e per il fatto che era rimasta fuori dall’acqua.
Il piano di rimorchiarla almeno fino alla Manica ha dovuto presto essere ridimensionato: «Abbiamo capito che potevamo soltanto sperare di uscire quanto più possibile dal Tamigi. È stato un baratto spaventoso tra due cose: quanto in là potevamo portarla e quanto tempo potevamo tenerla fuori dall’acqua», ha spiegato Woodley. L’obiettivo era almeno quello di raggiungere un punto chiamato «sabbie tremanti», 15 miglia al largo di Whitstable. I soccorritori speravano in cuor loro di arrivarci verso le 21 ora locale. Ma la balena, stremata o forse malata, non ce l’ha fatta.

{articolo di Chiara Bonazzi, da La Stampa Web}

London Whale
© Yahoo! News

2 commenti

  1. piccola Ally, perchè ti senti ancor più lontana da Londra? certo la storia della balena in sè è triste, però non capisco il tuo allontanamento…
    io sono stata a Londra una sola volta, quando ero bambina. sono stata male quasi tutti i giorni, e ne ho un ricordo molto vago e confuso.
    ti mando un bacione.

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Ally Leeliah

Scrivo della mia città, dei libri che leggo, dei film il cui finale mi delude, di blog e videogiochi, di piante e mercatini, del mio parco preferito dove vado a passeggiare e fotografare o schiarirmi le idee, delle mie tribolazioni. Benvenuti!

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