Come se fosse semplice

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Preoccuparsi è come stare su una sedia a dondolo: ti dà qualcosa da fare ma non ti porta da nessuna parte
© Back To Her Roots

Dopo aver passato un buon quarto d’ora seduta letteralmente sul calorifero in previsione dell’escursione termica di cui sono vittima ogni lunedì mattina, ho scoperto che oggi magicamente il riscaldamento funziona ed è un piacere passare quei cinque minuti a togliersi maglioni e magline messi per far strato (che poi sono riuscita a stanare l’ultimo esemplare di maglione invernale e mi aggiravo nei vari reparti del grande magazzino avvinghiata a lui come lo scoiattolino de L’Era Glaciale alle sue ghiandine).

Iera sembrava una giornata quasi d’estate, trascorsa fino a metà pomeriggio a far vasche in terrazza e a scaricare schifezzine dall’App World del BlackBerry, nonché a leggere i tre milioni di tweets dei componenti dei Linkin Park che aggiornano noi fans su ogni spostamento o cavolata che succede (e chi si lamenta?!).

Se chiudessi qui potrei classificare questo post come “leggero”… e invece no, tiè, che è inutile fischiettare trallallero quando dentro ti stai macerando nei dubbi. Intanto ho iniziato a leggere un libro che potrebbe potenzialmente farmi cambiare rotta e portarmi sulla buona strada dei cambiamenti positivi: diciamo che spaventa enormemente dover rivedere la propria vita in maniera sostanziale, ma se la si sente come una necessità è perché è giunto il momento e si è pronti a mettersi in discussione.

So che non c’è un modo per viaggiare indietro nel tempo e vedere se altre scelte avrebbero portato a condizioni attuali migliori: per quanto mi sforzi e ragioni razionalmente continua a balenarmi in testa però che forse avrei dovuto agire diversamente in certe situazioni pratiche, prima fra tutte la decisione di vendere la casa di mia nonna dopo la sua morte agli inquilini che ci abitavano già in affitto. Se invece ci fossi andata ad abitare io? Ora avrei un’appartamento di proprietà e l’indipendenza che sento di volere per una mia crescita personale.
Poi mi soffermo però su altre questioni, tipo che quelle case hanno i muri di cartongesso e senti ogni sospiro dei vicini, che quell’appartamento era comunque pregno di ricordi essendo stata la casa in cui ha vissuto mia madre fin da piccola e che il rione era quello da cui volevo scappare. Ciò nonostante penso che forse mi sarei riuscita ad adattare, che l’avrei rivoltato come un calzino a mio gusto e che se proprio non avesse funzionato avrei potuto venderlo in un secondo momento. Resta il fatto che non è andata così ed arrovellarsi fa solo venire l’emicrania o in alternativa un inutile fastidio allo stomaco, ma quando penso alla mia situazione economica è un attimo realizzare che gli unici modi che mi restano per avere un minimo di tranquillità sono di recuperare i soldi persi a causa della bancarotta della Lehman Brothers, di giocare e vincere a qualche sorta di lotteria o di avere una donazione così a caso, per simpatia. Oppure?

6 commenti

    • Ahhaaahh, che carini!!!
      Ti svelo un segreto inconfessabile: è l’immagine di sfondo del mio cellulare 😀

  1. Le scelte fatte sono fatte…ragionare con “il senno di poi” è facile, ma serve al massimo per rimuginare su un passato che non può tornare. Meglio guardare avanti, pensare il più positivo possibile al futuro, che non è altro che il passato riveduto e corretto dall’esperienza…

    Molten

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Ally Leeliah

Scrivo della mia città, dei libri che leggo, dei film il cui finale mi delude, di blog e videogiochi, di piante e mercatini, del mio parco preferito dove vado a passeggiare e fotografare o schiarirmi le idee, delle mie tribolazioni. Benvenuti!

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