Cielo a pecorelle? Beeeheeeh sotto le stelle!

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Orfanotrofi semi-abbandonati, alieni che progettano la distruzione del genere umano, isole che si rivelano portali per l’inferno, invasioni dei morti viventi, malvagi esseri assetati di sangue, persone risucchiate nell’armadio dall’uomo nero e cerebrolesi mascherati da pipistrelli… ma se uno volesse andare a vedere un BEL film???

Ne ho visto uno ieri sera/notte/mattina, di quelli che inizi a vedere per caso e ti fanno restare incollato al divano fino alle prime ore del giorno dopo per vedere dove andrà a parare. Oggi ho curiosato un po’ in Internet le varie recensioni, ma non me ne è piaciuta nemmeno una.
In Italia l’hanno intitolato Le Biciclette Di Pechino e racconta l’alienante (a parer mio) storia di un sedicenne in cerca di una vita migliore. Lascia la campagna per trasferirsi in città dove trova lavoro come pony express in una ditta che gli affida una bicicletta con l’accordo di poterla riscattare lavorando gratis fino a raggiungere una certa somma prestabilita. La bicicletta gli viene rubata proprio al raggiungimento dell’agognata somma, ma il ragazzo non si rassegna e la cerca ovunque (a Pechino!!!). La sua cocciutaggine lo porta a ritrovarla e a fare i conti con l’attuale proprietario e la sua banda di amici. Seguono malmenamenti e ingiustizie varie: si scopre che l’altro ragazzo ha sottratto i risparmi al padre per comprarsi la bici al mercato dell’usato, non sapendo che era stata rubata, perché per lui quella bici rappresenta uno status symbol, oltre che un mezzo a quanto sembra irrinunciabile per far colpo su una ragazza. Ma per il protagonista quella bicicletta significa poter lavorare e questo lo conduce inevitabilmente ad altri guai, fino al quasi-epilogo violentissimo, seguito però dall’epilogo vero e proprio, che lascia intravedere un barlume di umanità in una situazione più che assurda.

Concordo, anche la mia recensione (se così possiamo definirla) lascia a desiderare, ma pazienza: quello che più mi ha colpito di questo film sono i lunghi silenzi, densissimi fino a diventare snervanti, e la scenografia, cruda nella sua essenzialità estrema. Ed è finito all’1.15!

Le Biciclette di Pechino
Le Biciclette di Pechino

Prima leggevo qualche blog qua e là e ho avuto la vaga impressione che ci siano delle categorie di appartenenza ben definite:
– “familiari” ovvero “very politically correct”, dove si legge del bimbo appena nato o dell’imminente matrimonio o dell’eterna promessa di amicizia tra gente che si conosce solo tramite chat;
– “celebrativi”, dove spopolano disegnini, pupazzetti, cuoricini e scrittine animate più o meno monotematici su un telefilm o un cantante o un attore;
– “auto-commiserativi”, con l’autore che scrive quasi esclusivamente di quanto la sua vita faccia schifo, i suoi amici facciano schifo, la scuola faccia schifo, l’ex-fidanzato faccia schifo e lo schifo faccia schifo;
– “impersonali”, con vignette, battutine, forwardamenti vari e copia&incollamenti dritti dalla cartella spam di posta elettronica;
– “personalissimi”, con vitamortemiracoli dell’autore in tutte le salse con tutti i dettagli possibili e immaginabili, e spesso pure quelli INimmaginabili;
– “di denuncia”, cioè dei forum travestiti da blog dove smerd— politici inetti e compagnia bella e a volte rivelare verità scomode, scatenando vespai mica da ridere;
– “auto-infighettanti”, all’opposto degli “auto-commiserativi”, dove invece si postano vagonate di foto presumibilmente ritenute sexy, con contorno di frasi da Corso Di Autostima Avanzato Livello INSUPERABILE (quello che ha seguito il tonno della pubblicità, per intenderci, e infatti guardate dov’è arrivato!);
ecc. ecc. … (leggi: “non ho più voglia di scrivere”).

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Ally Leeliah

Scrivo della mia città, dei libri che leggo, dei film il cui finale mi delude, di blog e videogiochi, di piante e mercatini, del mio parco preferito dove vado a passeggiare e fotografare o schiarirmi le idee, delle mie tribolazioni. Benvenuti!

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