And I shake from the hell that the habits bring

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C’era la solita vecchina sulla finestra che mi scrutava mentre andavo in biblio, la solita puzza di pesce fritto (che viene ribattezzata “profumo” quando esco perché è giunta l’ora di pranzo e mi farei volentieri un piattone fumante di calamari fritti, mentre alle otto di mattina mi risulterebbe un po’ conatoso) ed i soliti ometti curiosi che gravitavano davanti al locale di lap dance appena riaperto dopo i controlli della finanza (perché è più divertente lavorare in un antro ben frequentato!).

© Gil-Levy

Nel frattempo è ripartita l’infame giostra e devo ammettere che ero quasi preoccupata che mi avesse -per puro caso- concesso una tregua: invece no, -figurarsi- eccola che si profonde in mille poco fantasiose soluzioni ed inesistenti variazioni sul tema “son le ultime settimane che abiti qui”, ecc. … .
Effettivamente mi stavo domandando come mi troverò nel nuovo appartamento, se sarà popolato orridamente da insetti inverecondi o se potrò finalmente riappropriarmi di benefiche usanze tipo gironzolare scalza senza dover accendere per forza la luce per controllare l’intera superficie di pavimento/pareti/soffitto onde evitare incontri indesiderati.

Il fatto è che in quella settimana in cui mia mamma era in ospedale ed io sono rimasta ad auto-gestirmi, per la prima volta ho sentito il brivido del desiderio d’indipendenza, più che non il senso di solitudine come succedeva di solito. Perché la verità è che io ho un carattere un po’ difficile e non mi crea problemi che si sappia, nel senso che per me l’onestà è la miglior politica: per trovare qualcuno con cui convivere senza arrivare a tirarsi dietro le padelle con la bile al cervello già dopo un paio di settimane i presupposti sono due (intercambiabili e possibilmente coesistenti) -› sono molto innamorata io / è mooolto paziente lui. Nel caso si verifichi soltanto la seconda ipotesi e si dovesse trattare di una semplice coinquilina allora oltre ad essere mooolto paziente sarebbe auspicabile anche una netta predisposizione alle buone maniere, perché se mi lasci le stoviglie sporche a marcire nel lavello o zampetti coi tacchi alti mentre io cerco di dormire puoi star certa che ti ritrovi con un fagotto in spalla sul pianerottolo prima che tu possa dire “baldam bembo”.

La soluzione ideale sarebbe coabitare in un appartamento molto grande con due salotti, due bagni, due camere da letto opportunamente distanziate per amore della privacy e magari anche due cucine, visto che stiamo giusto fantasticando. In pratica a me piace la compagnia altrui ma non continuamente, men che meno quando voglio stare in pace a farmi i sacrosanti affaracci miei.
Nel momento in cui riesco a metter le mani su un lavoro decorosamente retribuito e su una personcina a modo, è fatta! Eventuali pretendenti… inviare curriculum! ^_^

3 commenti

  1. Anche io vedo la coabitazione allo stesso modo LOL
    Tipo se mai ci si incrocia in salotto o in cucina mentre faccio colazione la regola diverrebbe “fai finta che non ci sia così come io sono sulle nuvole e non vedo che ci sei” Silenzio tombale a qualsiasi ora del giorno o della notte! Chi sporca pulisce. E un’infinità di regole per una sana coabitazione fatta per condividere di gioia e amore 😀 ahahaha

  2. Ah beh, io appena sveglia odio il mondo intero. Finché non ho finito di fare colazione e non dò un inequivocabile segnale di via libera, chiunque mi si avvicini rischia grosso. Poi mi ritrasformo in una personcina per bene (si fa per dire), ma guai a sbagliare la tempistica!
    Magari io e te funzioneremmo come coinquiline… se poi dopo esser andata all’Ikea capisci che vuoi comprare i mobili lì direi che sei la candidata ideale. Metti che per una qualunque ragione ti trasferisci a Trieste… fammi un fischio! 🙂

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Ally Leeliah

Scrivo della mia città, dei libri che leggo, dei film il cui finale mi delude, di blog e videogiochi, di piante e mercatini, del mio parco preferito dove vado a passeggiare e fotografare o schiarirmi le idee, delle mie tribolazioni. Benvenuti!

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