Sveglia alle 08.00!

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Stavolta ho deciso di non far fatica per fingere di star bene perché NON STO bene e non voglio sforzarmi anche per fare le cose che dovrebbero essere piacevoli. Ultimamente tutto mi sta costando un grosso dispendio di energia, ma non sono nemmeno sicura di avere l’atteggiamento più giusto. Per questo oggi- seppur a malincuore- ho pensato di invertire la rotta per una volta, di non forzare ma semplicemente riconoscere la realtà dei fatti, accettare che ho dei problemi di salute e fermarmi un po’ per dedicarmi alla comprensione.
Non so quanto la bella giornata di sole ed il terrazzo fiorito abbiano contribuito a migliorare l’umore, ma è bello ogni tanto fermarsi a non far niente -apparentemente, visto che i pensieri galoppano senza sosta- e godere della sensazione di un fiore nella mano (caduto, sono contraria a recidere i fiori per ragioni estetiche).

Fiore caduto © leeliah99.altervista.org

La mente fornisce tempestivamente mille scappatoie più o meno allettanti ed efficaci, ma arriva prima o poi il momento in cui le viscere avranno la meglio sul cervello e tu dovrai decidere di farci i conti, pur non trovando appigli sicuri ma dovendoti accontentare di procedere per tentativi, tenendo a bada la frustrazione di aver seguito una strada sbagliata che ti ha rubato tempo ed energie.

Non voglio certo arrivare a provare risentimento verso gli altri, verso CHIUNQUE mi circondi, ed invidiare la facilità con cui compie azioni di quotidianità e gode delle piccole semplici gioie mentre io osservo nella mia gabbia di sofferenza un mondo che vorrei appartenesse anche a me ma che mi è negato… e alla fine pure per “colpa” mia.
In realtà più che di colpe parlerei di mancanze: ha senso rimproverarsi di non essere in grado di guadare un fiume se nessuno ti ha mai insegnato a nuotare? Penso di no, ma la responsabilità di un limite inizia ad essere tua se non ti impegni sul serio ad imparare come si fa, magari partendo da uno stagno poco più grande di una pozzanghera.

Su consiglio dell’ennesimo medico provo a considerare oltre che dei cambiamenti piuttosto drastici a livello di alimentazione anche delle modifiche di tipo più ampio, cominciando dai ritmi di vita. Così, per una che come me è sempre stata fanatica sostenitrice del poltrire a letto fino a tardi, si prospetta una gavetta da mattiniera dilettante: ce l’ho messa tutta in questa settimana trascorsa e contrariamente alle aspettative ci sto riuscendo senza troppi piagnistei. Mi risulta ancora piuttosto curioso crollare dal sonno già alle 22.30, ma immagino che mi abituerò. Il risultato più concreto ottenuto finora è evitare di dover pranzare in fretta e male poco prima di iniziare il turno sul lavoro e riuscire invece a dedicarmi alla preparazione di un pasto senz’altro più sano da poter consumare con la dovuta calma seduta a tavola proprio come andrebbe fatto. È già un progresso.

Son tempi difficili anche per noi, caro il mio Charles Dickens!

3 commenti

  1. Ma soprattutto, a volte vedi gli altri guadare fiumi avanti ed indietro, saltare dai dirupi, cavalcare tigri del bengala, tutto con tanta facilità da sentirti ancora peggio, e non ti accorgi invece che il lavoro quotidiano che tu fai su e per te stessa, e che ti sembra una cosa scema rispetto a quel guado, in realtà è la bestia nera a cui gli altri nemmeno si approcciano.
    Queste fasi nella vita delle persone ci sono sempre, le hanno tutti, solo che non tutti le affrontano, quasi nessuno ne parla, perchè siamo imbecilli e ci vergognamo più di sentirci impotenti o sconfitti che di sentirci stronzi o cattivi.
    E’ facile guadare fiumi quando nemmeno ti accorgi che il fiume esiste. La difficoltà sta nel continuare a cercare di impare a nuotare invece di passare la vita ferma sulla sponda oppure vagando alla ricerca di un ponte.
    :*

    • Quindi la domanda da porsi sarebbe “e perché io invece ho scelto di affrontarla ‘sta bestia nera?” oppure addirittura, andando proprio a monte, “com’è che non mi ricordo di aver fatto questa scelta quando potevo forse passare i miei anni in un’ottusa e gaia inconsapevolezza?”. E son quesiti!

      Comunque come ti ho scritto già, tu hai il dono di cogliere l’essenziale più o meno mimetizzato e renderlo limpido, oltre che più accettabile. Grazie! 🙂

  2. ah ma secondo me chi affronta determinate bestie mica sceglie di farlo.
    è come col naso, che uno sente certi odori ed un altro no, o quando facevi epica alle medie, che magari tu a leggerla la trovavi semplice come l’italiano corrente, ed invece avevi dei compagni di classe per cui era arabo.
    La consapevolezza si guadagna, è vero, però nasce da un semino come le piante, e quel semino chi non ce l’ha non se lo può dare, come diceva Don abbondio 🙂

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Ally Leeliah

Scrivo della mia città, dei libri che leggo, dei film il cui finale mi delude, di blog e videogiochi, di piante e mercatini, del mio parco preferito dove vado a passeggiare e fotografare o schiarirmi le idee, delle mie tribolazioni. Benvenuti!

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