Ogni stagione ha qualcosa di unico da offrire e certi luoghi riescono a trasmettere emozioni in ogni momento dell’anno. Il roseto del Parco di San Giovanni a Trieste è indubbiamente uno di quei posti.
C’era ancora qualche rosa, anche se la maggior parte stava sfiorendo, ma lo scopo dell’incursione era un’altra e si è rivelata proficua oltre ogni aspettativa.
Galeotto fu il folletto, abilissimo a contagiarmi con la sua innata e mai sopita passione per le rose, quando mi ha lasciato casualmente aperta la pagina di una rivista di giardinaggio con in bella vista un articolo in cui si spiegava molto dettagliatamente la tecnica di seminazione delle rose tramite cinorrodi. Mentre leggevo ed imparavo che le palline che io chiamavo bacche hanno invece questo nome un po’ meno simpatico, ho avuto l’illuminazione: e se andassimo a recuperare qualche bacca -ehm- qualche cinorrodo su al roseto, potremmo riprodurre anche noi quelle rose stupende e creare un piccolo angolo di paradiso sul terrazzo? Risposta entusiastica, quindi si va.
Una volta raggiunta la meta è bastato un istante per rendersi conto che il roseto era praticamente cosparso di cinorrodi a perdita d’occhio, e tenuti in gran considerazione gli avvertimenti dell’autore dell’articolo sulle basse probabilità che i semi poi generino una piantina, non abbiamo lesinato, raccogliendone credo un’ottantina o giù di lì.
Con il nostro lauto bottino ora ci attende il meticoloso lavoro di estrazione dei semini, a cui segue la vernalizzazione: ci sarebbero varie teorie trovate su diversi forum di siti di giardinaggio, ma pare che i semini -avvolti in un panno mantenuto umido all’interno del frigorifero e tirati fuori per piantarli quando non c’è più il rischio di gelate- capiscano con maggior probabilità di successo che è giunto il loro momento, e si diano da fare.
Un altro metodo prevede di posizionare tutti i semini raccolti in un bicchiere riempito a metà d’acqua e di selezionare solo quelli che vanno a fondo, scartando tutti gli altri che rimangono a galla.
Mi sembra di aver notato, tra quelli raccolti, che i cinorrodi più ricchi di semi siano quelli arancioni o rossi, dalla forma leggermente oblunga. In alcuni casi i semi sono già quasi fuorisciti e si notano senza difficoltà.
Io sono la figura più lontana da un’esperta che si possa immaginare, ma confido nelle doti naturali nonché nel pollice verde del folletto.
Secondo me qualcosa vien fuori, dopotutto se son rose… .
Questa non la sapevo. Mi piace leggere il tuo blog perché sottolinei cose che altrimenti non noterei. Guarderò i cespugli di rose sfioriti con occhi diversi grazie a te. 😉
Grazie mille Sandra, anche a nome di cespuglietti e cinorrodi.
E no eh…adesso mi hai incuriosita! Urge urge missione al roseto o perlomeno notare le rose in giro per andar a caccia di cinorrodi anche io 😉
Quando vuoi, tanto ormai quel parco è diventato una sorta di prolungamento di casa per me.
Illuminante! 🙂
Dopo la scoperta della vera natura delle “bacche”, tenterò anche io l’esperimento!
Ho notato qualche cinorrodo nel giardino di nonna! 😉
Tienici aggiornati!
Ps: belle foto autunnali 🙂
Il tuo giardino segreto regala sempre splendidi scorci!
Posterò i “lavori in corso”, sperando comprendano prima o poi la foto di qualche bocciolo neonato.
Il giardino della nonna sento che può regalare grandi soddisfazioni!
Ciao Ally, stavo facendo un mezzo pensierino di visitare Trieste un giorno post-natalizio e prima di iniziare a scandagliare il web e le guide per “dove andare/cosa vedere/cosa mangiare” ho pensato di attingere a qualche tuo consiglio, se avrai voglia di indicarmi tipo il “bar che fa la migliore cioccolata calda” cose di questo tipo che solo i locali conoscono 😉 Potrei fermarmi solo una giornata o pernottare, non si sa mai, per ora è giusto un pensiero svolazzante. Se vorrai lasciarmi qualche suggerimento sentiti pure libera di scrivermi una mail o su twitter 🙂
Ciao!
Sono già un “capannone” di idee, Julia. 😀 Se hai richieste specifiche (oltre alla cioccolata calda!) anticipamele pure, sennò ti scrivo io appena riesco.
🙂