Spesso -a seguito di una breve ma profonda considerazione- gli utenti mi si avvicinano furtivi e mi apostrofano “tu che sicuramente sai…” oppure la variante “tu che sei esperta di…”.
Dopo questa premessa mi sento fare le richieste più disparate, da quelle pertinenti all’ambito lavorativo -quindi biblioteca e dintorni- a quelle bislacche tipo “mi insegni come fare le foto col mio cellulare nuovo?” o “dove posso trovare un cappello alla Spencer Tracy secondo te?”.
Tutta questa fiducia nella mia onniscienza più che rendermi perplessa mi incuriosisce: passi che mi domandi quale sia il miglior ristorante di pesce della città o il locale più economico per fare la festa di laurea o quali gruppi suoneranno quest’anno alla Barcolana, ma perché mai ritieni che dovrei sapere quanti abitanti ha Marostica (cercare su Wikipedia?) o da cosa staresti meglio vestito per Carnevale (truzzo?) o peggio ancora che succede se emigri in Papuasia senza aver saldato l’affitto (vieni divorato dai sensi di colpa)???
Peccato non capitino quasi mai quesiti fantasiosi su argomenti in cui mi ritengo davvero ferrata: tipo -che so- in quale episodio di Friends Joey e Chandler adottano un pulcino oppure che ne penso del fatto che Sean Bean muoia sempre in ogni film (e pure telefilm) o magari cosa mi aspetto ci sia nel terzo film de “Lo Hobbit“. Una volta mi hanno chiesto se ritenevo che Riptide fosse troppo trascurato rispetto alle altre serie tv degli anni ’80 (in effetti, un pochino sì) o se ero in grado di recitare a memoria l’intro della sigla dell’A-Team (tsè, OVVIO, sia in italiano che in inglese!).
Mi trovo in seria difficoltà invece quando l’interlocutore si aspetta che io conosca nei minimi dettagli vita morte e miracoli di un filosofo mai sentito nominare prima o quando invece mi trovo davanti uno studioso che ha dedicato trent’anni di onorata carriera alla storia di Bisanzio e si dispiace di constatare che il suo entusiasmo non è poi così altamente condivisibile.
Evidentemente, dopo attente riflessioni, ho concluso che devo avere una faccia che ispira fiducia, ma soprattutto sapere sconfinato. Sarà l’ambiente, sarà il cartellino identificativo, sarà la rapidità con cui smisto enciclopedie e manuali o magari solamente la nomea di bibliotecaria che in quanto tale sa, conosce e fornisce risposte.
Figuriamoci se portassi anche gli occhiali!
gli occhiali li porto io, e come te sono circondata da rompicoglioni… ma…. senti….
ma quando ci vediamo me la reciti l’intro dell’a-team in inglese?!?! eh? eh? eh? 😀
Sarà un piacere, naturalmente! =)
A pensarci bene: ben vengano gli occhiali, purché rigorosamente con la montatura nera e a punta, della serie “cattiveria” proprio! 😛
io ho sempre pensato che dipendesse dagli occhiali invece. Rispondevo: “Guarda che sono solo miope.”
Gli avrai smontato un mito, rivelando la cruda realtà.
Noi bibliotecarie dovremmo conservare sempre intatto quel certo alone di leggenda che ci si crea attorno come alle figure mitologiche.