Pasqua tempestosa

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Ci vuole fiducia, e tanta costanza. Chi si ferma è perduto. E allora io continuo a vagare, a guardarmi intorno, a ripetermi che arriverà il momento in cui penserò a questo periodo coniugando i verbi al passato remoto.
Intanto resisto, insisto e mi godo letteralmente ogni minuscola cosa positiva che mi sforzo di notare.

Pasqua trascorsa casalinga, sbeccolando il mio ovetto di cioccolata e imbastendo una mini maratona cinematografica dall’ora di pranzo all’ora di cena, prima con La Compagnia dell’Anello, poi con l’edizione estesa di La Desolazione di Smaug, svaccati pigramente sul divano mentre all’esterno la furia della bora imperversava rumorosa, togliendo la già esigua volontà di mettere il naso fuori dalla porta.
La tempesta non è stata solo climatica, ma ho cercato di godermi la compagnia dell’amico toscano e la breve ma apprezzatissima visita della mia amica Liny, grazie alla quale ora ho un pupazzetto di minion che mi sorride armato dalla mensola vicino al portatile. 😉

Appena rispuntato il sole e calmato il vento, ho cercato nuovamente rifugio dai miei demoni nel meraviglioso Parco di San Giovanni, che anche stavolta si è dimostrato generoso di regali e belle sorprese, con i suoi angolini tranquilli, i suoi abitanti discreti, i suoi scorci sempre nuovi capaci di adattarsi al tuo stato d’animo e di calzare a pennello i tuoi pensieri.

Pasqua al Parco San Giovanni © leeliah99.altervista.orgPasqua al Parco San Giovanni © leeliah99.altervista.orgPasqua al Parco San Giovanni © leeliah99.altervista.org

Quando si hanno costantemente solo domande nella testa forse tutto sommato non è nemmeno poi così strano credere di scorgere delle risposte ovunque si posi l’occhio: la targa di una macchina, un cartellone pubblicitario, un graffito sul muro, una frase captata in mezzo ad una conversazione sull’autobus o per strada, un passaggio in un libro preso in mano per caso, come questo:

[…] la nuova semente va prima nei luoghi vuoti e aperti, anche se il luogo aperto è un cuore afflitto, una mente torturata, o uno spirito devastato.
Che cos’è questo processo fiducioso di spirito e semente che tocca la terra vuota e la rende di nuovo rigogliosa? Le sue più grandi elaborazioni non posso pretendere di comprenderle. Ma questo so: ciò che ci prefiggiamo di fare può essere di infimo valore se non comprendiamo anche che qualcosa resta in attesa di uno spazio, qualcosa che indugia accanto a noi, qualcosa che ama, qualcosa che attende che gli si prepari il giusto terreno per rendere nota appieno la sua presenza.
Sono certa che curandoci di questa forza fiduciosa, quel che sembrava morto non è più morto, quel che pareva perduto non è più perduto, quel che taluni hanno dichiarato impossibile è reso chiaramente possibile, e la terra che pareva incolta stava soltanto riposando – riposava e attendeva che il seme benedetto arrivasse portato dal vento con divina velocità e fortuna.
E così sia.
{ “Il giardiniere dell’anima” da “Storie di Donne Selvagge” / Clarissa Pinkola Estés }

4 commenti

    • Verissimo, ma è fin troppo facile cascare nella spirale delle pare mentali purtroppo! L’importante è non crogiolarcisi e andare avanti a testa alta.

    • Lo tengo apposta sulla mensola bene in vista, così non manca di compiere il suo dovere. Grazie grazie grazie!!!

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Ally Leeliah

Scrivo della mia città, dei libri che leggo, dei film il cui finale mi delude, di blog e videogiochi, di piante e mercatini, del mio parco preferito dove vado a passeggiare e fotografare o schiarirmi le idee, delle mie tribolazioni. Benvenuti!

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