Ci sono.
Quanta fatica!

Un mese e mezzo di silenzio qui sul blog, reso inevitabile dal dover dare la priorità ad eventi difficili e dolorosi che sono successi e che, seppur in gran parte già superati in termini di tempo, lasciano l’ennesimo segno indelebile nell’anima… e nelle occhiaie, presumo.
Le parole ci sarebbero anche per raccontare cos’ho passato, sono io che non voglio digitarle lettera per lettera sulla tastiera, rendendole un peso quasi tangibile fisicamente a chi si ritroverà su questa pagina a leggere.

Sto cercando l’uscita da questo intricatissimo labirinto che è la mia esistenza in questo momento, trovando dozzine di vicoli ciechi, tornando sui miei passi, imboccando il percorso opposto, arrabbiandomi, piangendo, sentendomi frustrata, reagendo, cercando di comprendere (ma senza sovra-analizzare!) ogni singolo input esterno od interno.
Questo luogo sembra non avere confini e sto tastando le pareti alla ricerca di un interruttore da premere che mi lasci perlomeno intravvedere uno spiraglio di luce, in modo da potermi orientare per smettere di sentire solo il respiro affannoso ed il cuore che rimbomba balzando da un lato all’altro del petto.

Odio questo post dalla seconda riga in poi, ma ricomincio a farmelo piacere adesso, scegliendo di scrivere questo invece che altro.
Al buio, per vedere i colori, basta chiudere gli occhi.
Nel momento in cui li vedrai danzare sotto le palpebre, ti basterà ricordare la luce del sole che filtra attraverso il verde brillante e caldo delle foglie del tuo albero preferito; gli angoli della bocca si allungheranno all’insù e nonostante la lacrima di stanchezza che righerà la guancia troverai la forza di continuare a far scorrere la mano sulla parete, fino a quando non troverai quello che cerchi.

CLIC